domenica 11 dicembre 2016

L'Ayatollah Khomeyni per molti è santità

Il mare magno del vino è come l'oceano: un lungo orizzonte di luce oltre il quale ti aspettano terre ignote e un acqua nera e profonda che non vuole farsi attraversare. Così lo sperduto navigatore su un guscio di noce va incontro alle difficoltà dell'immenso. E sbaglia dieci, cento, mille volte la rotta.
La straordinaria vastità, la palese impossibilità di apprendere e conoscere tutto, come il sonno della ragione, generano mostri.
I mostri sono i fondamentalismi, sempre e comunque. Le verità di dogma, le certezze settarie. Vale sempre, non solo per il vino. Ma per il vino vale di più. "Coltivare il dubbio", come diceva quel tale, è esercizio che poco si pratica e quando lo si fa, si è pure guardati con sufficienza. Ma praticare i fondamentalismi rende ciechi, o almeno miopi: ad esempio nella Grande Onda di Kanagawa tutti vedono l'onda, quasi tutti vedono due imbarcazioni in balia della stessa, pochi vedono TRE imbarcazioni e quasi nessuno il Monte Fuji: che è al centro dell'incisione ed è il protagonista della serie di opere di Hokusai "trentasei vedute del monte Fuji" di cui questa immagine fa parte.
Per tornare ai fatti nostri, che sono fatti di bicchiere, il fondamentalismo più seguito di questi anni è quello del "Vino Naturale". Quando ero ancora un tenero puttino dalla voce bianca, potevi essere un figo solo se bevevi "Supertuscans": vinacci neri, corpulenti e muscolosi, legnosissimi alla nausea. Il fenomeno nacque in Toscana, dove c'era del merito e della qualità tale da segnare un nuovo Rinascimento enologico italiano. Poi come il barocco scadde nel rococò, quando una storia diventa mito, la viralità produce disastri. Oggi chi produce quel genere di vino rifiuta con sdegno la definizione e un apprendista sommelier facilmente sgrana gli occhietti interrogativi di fronte alla parola stessa. Per fortuna è passata.. Adesso invece tutti a bere "naturale".. 
Ma il vino naturale non esiste, ve lo dico io che sto in campagna e una vignetta ce l'ho. Mai trovato vino in vigna! Se lascio l'uva sulla vite, non diventa vino... marcisce. Strano ah? Il vino è il risultato della trasformazione che l'uomo, con apposita tecnica, applica ad un elemento naturale. Quindi la storia finisce qua.. o no. Il vino naturale si distingue dal biologico (altra definizione ormai priva di senso) per il totale divieto di uso di chimica in vigna, e per chi segue il pensiero di Nicolas Joly : lavorazioni completamente manuali, niente trattori, ma forze animali in campo, seguire le fasi lunari per stabilire il calendario lavorazioni, il famoso corno e tanto altro..

Per capire l’agricoltura biodinamica bisogna comprendere la biologia, è un’agricoltura biologica in cui si lascia la natura libera di esprimersi senza le particelle chimiche di sintesi che la distruggono. La tappa successiva è quella di capire che la materia è fatta di energia e agire sul modo in cui l’energia si trasforma in materia. Possiamo dire che i preparati biodinamici permettono alla vigna di esprimersi meglio, portando sul piano materiale le forze che fanno vivere il suolo e che stanno dietro la fotosintesi. La fotosintesi è sostanzialmente la trasformazione di un mondo intangibile in un mondo tangibile, la luce e il calore diventano materia, legno, uva. La biodinamica non è una moda, ma una rottura profonda e durevole verso la piena espressione delle DOC. Questo avvantaggia ovviamente quei paesi che hanno dei grandi terroir con originalità del suolo e del microclima." (Nicolas Joly)


La faccenda è affascinante, il pensiero retrostante estremamente condivisibile, ma... Tutti i biodinamici, o presunti tali, vanno in vigna col cavallino? Non credo, quindi è una moda. 
Seppelliscono il corno di vacca ripieno di letame di vacca che ha brucato prati polifiti biodinamici? Non credo, quindi è una moda.
Tutti i biodinamici hanno un'esperienza della propria terra, del proprio microclima e delle proprie viti tale da poter applicare i principi espressi da Joly senza pagare dazio all'annata disgraziata? Non credo, quindi è una moda. 
Ancora Joly: "La biodinamica è una rottura profonda e durevole verso la piena espressione delle DOC. Questo avvantaggia ovviamente quei paesi che hanno dei grandi terroir con originalità del suolo e del microclima."
Tutti tutti ce l'hanno un grande terroir con originalità del suolo e del microclima? Non credo, quindi è una moda.
Infine la vite: fate i biodinamici e non comprate i cloni dal vivaista, anzi fate la selezione massale delle viti è vè? Non credo, quindi è una moda.
 E' una moda fare vini torbidi, con colori inguardabili, con tutte le puzze e puzzette del mondo, con sapori asprigni al limite dell'acetico.. eh, però è biodinamico! Beh certo, bevitelo tu! 
E' chiaro che qualcuno che applica la biodinamica alla propria azienda seriamente c'è, come è chiaro che ci sono molti (forse è troppo) facciamo alcuni, vini biodinamici edibili senza turarsi il naso ma sicuramente c'è una grande massa di produttori che fa viticoltura col marchio per stare sul mercato. Anche su questo, niente di male: mi piacerebbe ricordare a tutti che produrre vino è un'attività economica, ma non è che portiamo l'anello al naso.
Il vino è un aspetto del piacere di vivere, di condividere, di stare insieme... se non è buono che piacere è? 
Ai populisti: ce l'hai col vino biodinamico? No, alcuni biodinamici che ho assaggiato sono sorprendentemente buoni: quelli che ho trovato buoni e piacevoli sono quasi tutti francesi, quasi tutti di aziende pluricentenarie a conduzione familiare che applicavano ed applicano i principi che oggi si definiscono biodinamici secoli prima che venissero definiti così.
Allora sei per la chimica in vigna ed in cantina? No, ma se sei malato di tumore non ti curi con l'Efferalgan. Ti fai la chemio, mi sa. Se la tua vigna ha un problema o se la stagione è stata una chiavica, sono dalla parte di quelli che cercano di salvare il lavoro ed il raccolto. Sono per l'uso, consapevole ed onesto, di tutti i mezzi che nel 2016 abbiamo per ottenere un prodotto onesto ed il più possibile sano. E soprattutto sono per quelli che rispettano le regole: se sei bio, non tratti in convenzionale; se sei biodinamico non tratti e ne paghi il prezzo.
Ma allora che vuoi? Voglio bere vino, e pagare il giusto la bottiglia, per il valore del vino non per il valore della filosofia che lo ha prodotto. E possibilmente vorrei bere un vino, che ignorantemente, si possa definire buono. Convincetemi del contrario! 
Ma non ci sta niente da fare, l'Ayatollah Khomeyni per molti è santità. 


P.S: nella mia piccola vignetta quarantennale di montepulciano e trebbiano, faccio due o tre trattamenti all'anno solo a base zolfo e rame, con la pompa a spalla... Perchè così si fa dai tempi del mio bisnonno.
Palla lunga e pedalare!
 

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