Fortunato ospite della giornata "Lovely Wines" organizzata dal gruppo Gussalli Beretta nell'Azienda Orlandi Contucci Ponno a Roseto(Te), vengo a raccontarvi di meraviglie, ricchi premi e cotillon da cui, in una bella giornata di primavera, un manipolo di "addetti ai lavori" è stato travolto.
La giornata funziona così: banchi di assaggio libero di tutte le etichette del gruppo (dal Piemonte, alla Toscana, fino al Taburno; dall'Alto Adige al Friuli, fino all'Abruzzo, dalla Franciacorta all'Alsazia fino alla Champagne e altri luoghi che non ricordo), ristoro a base di tipici d'Abruzzo, con in evidenza i Salumi Fracassa (provare per credere), arrosticini e finger vari ed eventuali; qualche pausa per l'approfondimento di alcune etichette e/o zone di produzione.
Quindi, mezzo assassinato dal tour de force trascino le stanche membra fino alla saletta delle degustazioni guidate. Sono le 17, la rosea freschezza mattutina che sfoggiavo alle 10.30 si è fatta benedire già da tempo, ma d'altronde la vita è sacrificio si sa.
Il focus informativo-degustativo riguarda la Maison Leclerc Briant a Epernay. Champagne mesdames et monsieurs, ça va sans dire.
La casa
Maison fondée nel 1872 da Lucien, piccolo récoltant, ha avuto il suo sviluppo con Bertrand sposando Jacqueline Briant che portò in dote vigne e cantina ad Epernay (la vita, l'amore, le vigne...). E' stata tra le aziende pioniere della biodinamica in Champagne. Oggi con innesto di capitali e proprietà americana, si muove in continuità con la tradizione aziendale. Conta circa 9 ettari di proprietà (4 di Pinot Nero, 3 di Meunier e 2 di Chardonnay), più l'acquisto diretto da altri récoltant fino al volume di produzione di 15 ettari totali. I vigneti sono situati nella valle della Marna, a Cumières, Damery, Dizy, Hautvillers e Verneuil in particolare per una produzione annua è di 300000 bottiglie circa.
E' di un giallo paglierino vivo e profondo, dal perlage fine numeroso e persistente. Apertura al naso di gran classe e complessità: floreale di fiori freschi, nota fruttata a polpa bianca, zeste di limone e un tocco di vaniglia affogata in crema pasticcera, biscotti caldi al burro, una sottile scia di gesso.
In bocca è corposo e ... gustoso. In equilibrio perfetto: il passaggio di botte per la fermentazione e la maturazione del vino base contribuisce a mantere in pari il piatto delle morbidezze con la sapidità imperante.
Intensità, persistenza, finezza complessiva ne fanno un sorso pregevolissimo.
Rispetto al precedente, l'impronta del legno è meno marcante sia al naso che al gusto, ne beneficia la piacevolezza e la voglia di risorseggiare. Il dosaggio zero consente il ritorno minerale e succoso dalla retronasale di un gusto avvolgente pieno.
La grande eleganza e l'espressività generosa evidenziano terroir e operazioni di cantina condotti in modo rigoroso, nessuna aggiunta di solfiti in nessuna fase, nessuna "puzzetta" spiacevole. Meditate gente.
Non uno spumante da spendere con le patatine San Carlo...Solo con aragosta per favore!
93/100
3. "Blanc de Meuniers", Prémier cru.
Dopo il Blanc des Blancs, chiude il trittico il Blanc des Noirs. Da una parcella di 1 Ha in Prémier Cru di solo Pinot Meunier. L'aspetto è piacevole e perfetto come i precedenti, il colore un po' più profondo. Il naso gioca attorno a tre principali profumi: arachidi o noccioline un po' tostate, nota fruttata candita e la buccia di un bergamotto. Intorno a questi, tutto un mondo di spezie, un fumè da sigaro, un forno di pasticceria e un buon fondo minerale.
In bocca la sensazione è quella di un soufflé infilzato in una lama: corposo e verticale, rotondo e salino. Maggiore l'intensità della persistenza, ma l'equilibrio è allo zenith. Rispetto al precedente, dove il corpo rotondo e sinuoso riempivano con generosità il palato, qui la mineralità elevatissima e le bollicine croccanti danno la sensazione opposta. Lì prevaleva la palato una forza calma, qui c'è un'energia vibrante. Equilibrio e finezza anche qui, ma un equilibrio "altro". Dov'è la rusticità del Meunier? dove la scarsa eleganza? mah...
90/100
Per concludere, visto che la vita è sempre sofferenza, per lenire questa nostra via crucis ci viene contagocciata la chicca della casa: il mostro marino di cui sopra! Pensa che sfortuna..
Abyss Millesimé 2012, Brut zéro
Pinot Meunier 40% Pinot Noir 40% Chardonnay 20%
91/100
In definitiva, Leclerc Briant è probabilmente la migliore o tra le migliori maison di Champagne in biodinamica e come tale opera in modo maniacalmente preciso non sull'identità del terroir, quanto sull'identità della singola vigna.
L'attenzione e la precisione delle tecniche di cantina ed in vigna dovrebbe fare scuola a tanti naturali un po' boriosi: qui, nessun sentore animale, nessun odore spiacevole e nessuna giustificazione. Solo eleganza e complessità.
I prezzi non sono popolarissimi, ma neanche campati in aria: tutto è rapportato ai costi di produzione. Per spese modiche c'è sempre la linea classica.
Poi, nel quadro di una qualità sempre elevata, le diverse tipologie possono piacere più o meno. A me alcune sono molto piaciute, ma riguarda la sfera personale.
Addìos!
La casa
Maison fondée nel 1872 da Lucien, piccolo récoltant, ha avuto il suo sviluppo con Bertrand sposando Jacqueline Briant che portò in dote vigne e cantina ad Epernay (la vita, l'amore, le vigne...). E' stata tra le aziende pioniere della biodinamica in Champagne. Oggi con innesto di capitali e proprietà americana, si muove in continuità con la tradizione aziendale. Conta circa 9 ettari di proprietà (4 di Pinot Nero, 3 di Meunier e 2 di Chardonnay), più l'acquisto diretto da altri récoltant fino al volume di produzione di 15 ettari totali. I vigneti sono situati nella valle della Marna, a Cumières, Damery, Dizy, Hautvillers e Verneuil in particolare per una produzione annua è di 300000 bottiglie circa.
In degustazione:
1. un'etichetta della linea "Les sélections parcellaires", con lo Chardonnay "La Croisette"
Come dice il nome si tratta di selezioni di parcella, perciò in numero limitatissimo di bottiglie, in ogni caso meno di 10000 provenienti da vigneti identificati con rese/ettaro antieconomiche. Ciò determina anche un elevato prezzo finale della bottiglia, per i tre assaggiati intorno a 120 euro in media acquistando online. Per palati fini..
2. "Pure Cramant" Blanc des Blancs, Grand Cru
3. "Blanc de Meunier", Prémier cru.
2. "Pure Cramant" Blanc des Blancs, Grand Cru
3. "Blanc de Meunier", Prémier cru.
E' uno chardonnay 100% proveniente da un parcella di poco più di mezzo ettaro ad Epernay, 12%vol. e dosaggio zero.
Si esprime al calice con un'abbondante spuma superficiale seguita da perlage finissimo e numeroso, che ravviva con spunti luminosi un giallo paglierino profondo e un po' virato al dorato.
Vendemmia 2012, il vino base matura in capaci tonneaux di rovere francese segue il lungo affinamento nella caves sotterranea della maison.
Naso articolato con camomille in evidenza, seguono un vegetale di bosso, selce, uno spillo di balsamico in un quadro di burro caldo.
In bocca è secco e morbido, la rotondità quasi pastosa del sorso è subito equilibrata da una mineralità antologica. Perfino la freschezza ne resta come intimorita. Finezza e buona persistenza completano il quadro.
90/100
2. Grand Cru Blanc des Blancs "Pure Cramant"
Dai terreni ricchi e gessosi di Cramant arriva questo Blanc des Blanc di gran classe. Cramant (=mont de craie) è tra i più nobili e preziosi Grand Cru dell'intera Champagne.
Alla fine risulterà il mio preferito per finezza, piacevolezza complessiva e bouquet gusto-olfattivo.
Si esprime al calice con un'abbondante spuma superficiale seguita da perlage finissimo e numeroso, che ravviva con spunti luminosi un giallo paglierino profondo e un po' virato al dorato.
Vendemmia 2012, il vino base matura in capaci tonneaux di rovere francese segue il lungo affinamento nella caves sotterranea della maison.
Naso articolato con camomille in evidenza, seguono un vegetale di bosso, selce, uno spillo di balsamico in un quadro di burro caldo.
In bocca è secco e morbido, la rotondità quasi pastosa del sorso è subito equilibrata da una mineralità antologica. Perfino la freschezza ne resta come intimorita. Finezza e buona persistenza completano il quadro.
90/100
2. Grand Cru Blanc des Blancs "Pure Cramant"
Dai terreni ricchi e gessosi di Cramant arriva questo Blanc des Blanc di gran classe. Cramant (=mont de craie) è tra i più nobili e preziosi Grand Cru dell'intera Champagne.
Alla fine risulterà il mio preferito per finezza, piacevolezza complessiva e bouquet gusto-olfattivo.
E' di un giallo paglierino vivo e profondo, dal perlage fine numeroso e persistente. Apertura al naso di gran classe e complessità: floreale di fiori freschi, nota fruttata a polpa bianca, zeste di limone e un tocco di vaniglia affogata in crema pasticcera, biscotti caldi al burro, una sottile scia di gesso.
In bocca è corposo e ... gustoso. In equilibrio perfetto: il passaggio di botte per la fermentazione e la maturazione del vino base contribuisce a mantere in pari il piatto delle morbidezze con la sapidità imperante.
Intensità, persistenza, finezza complessiva ne fanno un sorso pregevolissimo.
Rispetto al precedente, l'impronta del legno è meno marcante sia al naso che al gusto, ne beneficia la piacevolezza e la voglia di risorseggiare. Il dosaggio zero consente il ritorno minerale e succoso dalla retronasale di un gusto avvolgente pieno.
La grande eleganza e l'espressività generosa evidenziano terroir e operazioni di cantina condotti in modo rigoroso, nessuna aggiunta di solfiti in nessuna fase, nessuna "puzzetta" spiacevole. Meditate gente.
Non uno spumante da spendere con le patatine San Carlo...Solo con aragosta per favore!
93/100
3. "Blanc de Meuniers", Prémier cru.
Dopo il Blanc des Blancs, chiude il trittico il Blanc des Noirs. Da una parcella di 1 Ha in Prémier Cru di solo Pinot Meunier. L'aspetto è piacevole e perfetto come i precedenti, il colore un po' più profondo. Il naso gioca attorno a tre principali profumi: arachidi o noccioline un po' tostate, nota fruttata candita e la buccia di un bergamotto. Intorno a questi, tutto un mondo di spezie, un fumè da sigaro, un forno di pasticceria e un buon fondo minerale.
In bocca la sensazione è quella di un soufflé infilzato in una lama: corposo e verticale, rotondo e salino. Maggiore l'intensità della persistenza, ma l'equilibrio è allo zenith. Rispetto al precedente, dove il corpo rotondo e sinuoso riempivano con generosità il palato, qui la mineralità elevatissima e le bollicine croccanti danno la sensazione opposta. Lì prevaleva la palato una forza calma, qui c'è un'energia vibrante. Equilibrio e finezza anche qui, ma un equilibrio "altro". Dov'è la rusticità del Meunier? dove la scarsa eleganza? mah...
90/100
Per concludere, visto che la vita è sempre sofferenza, per lenire questa nostra via crucis ci viene contagocciata la chicca della casa: il mostro marino di cui sopra! Pensa che sfortuna..
Abyss Millesimé 2012, Brut zéro
Pinot Meunier 40% Pinot Noir 40% Chardonnay 20%
Stando calmi! Non vi eccitate come delle voci bianche all'Opera. Tutti sono a conoscenza della storia del bastimento carico carico di... champagne Veuve Cliquot destinato alla corte dello zar e affondato nel Baltico alla fine del '700. Duecento anni dopo, rinvenute una manciata di bottiglie, chi le provò ne rimase estasiato. Da allora, dagli ad affondare bottiglie a tutte le latitudini. E vai a cercare la salinità marina dentro la bottiglia.
Per tornare un po' con i piedi per terra e non dans l'eau. L'effetto della profondità marina è essenzialmente quello di "fermare l'evoluzione" nel senso che i sentori permangono sui toni primari e secondari, che le molecole di polifenoli non polimerizzano o lo fanno con difficoltà.
Nel nostro caso, le uve provengono dalle vigne che esprimono maggiore sapidità e mineralità dell'azienda. L'assemblaggio è il classico 40-40-20 e tutte le fasi, come prevede il disciplinare avvengono in Champagne, a terra e sottoterra. Poi, una volta degorgiate, le bottiglie vengono immerse a 60 metri di profondità al largo di Brest e qui riposano più o meno a lungo.
Come si intende, l'operazione ha un qualche costo e voi golosastri potrete acquistare un mostro degli abissi per meno di 250 euro.
E il risultato sarebbe questo: giallo paglierino con qualche riflesso dorato e consueto perlage fine. Fruttato di polpa gialla al naso, vegetale di macchia mediterranea, minerale di pietra bagnata e una chiusura di nota iodata.
In bocca è secco e morbido, con acidità spiccata e sapidità elevata, il tutto in equilibrio. sorso croccante e di spessore. Levigato e di classe, con buona persistenza. Fresco e con parvenze di gioventù, forse retaggio marino.
Vale la pena? Bagliori di gioventù dalle profondità marine. Piacevolissimo, meditiamo.
91/100
In definitiva, Leclerc Briant è probabilmente la migliore o tra le migliori maison di Champagne in biodinamica e come tale opera in modo maniacalmente preciso non sull'identità del terroir, quanto sull'identità della singola vigna.
L'attenzione e la precisione delle tecniche di cantina ed in vigna dovrebbe fare scuola a tanti naturali un po' boriosi: qui, nessun sentore animale, nessun odore spiacevole e nessuna giustificazione. Solo eleganza e complessità.
I prezzi non sono popolarissimi, ma neanche campati in aria: tutto è rapportato ai costi di produzione. Per spese modiche c'è sempre la linea classica.
Poi, nel quadro di una qualità sempre elevata, le diverse tipologie possono piacere più o meno. A me alcune sono molto piaciute, ma riguarda la sfera personale.
Conferma al mio empirico dogma che i biodinamici vengono meglio con uve non perfettamente mature e da climi freddi.
Addìos!
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