domenica 8 gennaio 2017

Neve, bestemmie, montepulciano e torta di mele

Mattinata a spalare neve e bestemmie a -1°C con Snoopy a tracciare sentieri nella coltre ben più alta di lui. L'eco della voce di mia madre "è pronto!". La gola chiede roba calda e succulenta, la cuoca se ne esce con una specie di pasta brodosa e verdurosa, moti di protesta dagli occhi: "è caldo, magna e zitt!".
E' caldo, magno e zitt.. ma pure la polenta poteva essere calda, ma pure una chitarrina con un bel ragù incazzato poteva essere caldo... Comunque per rifarmi dalla frustrazione di un primo così poco goloso, passo velocemente al secondo: costatine di maiale, fettina di pancetta e salsicce arrosto. Mo scì che è festa!  Per onorare degnamente il frutto della graticola, apro una bottiglietta di Montepulciano d'Abruzzo DOC Nic Tartaglia 2015, nata cresciuta e pasciuta a un tiro di schioppo da casa mia. Tra Alanno (Pe) e Casalincontrada (Ch).
Classico, con stile: poche chiacchiere tanta sostanza. Bottiglia verde, etichetta bianca con la M stilizzata in evidenza e un piccolo zappatore dichiarano già dall'estetica la personalità del nostro Montepulciano.
Al calice è rosso rubino profondissimo con ampia unghia violacea e una struttura robusta che fa piangere lacrime grosse. Ottimo aspetto. L'olfatto trova le sue certezze tipologiche con facilità: grande fruttato di prugna ed altri frutti neri, una nota erbacea di cardone apre il finale di leggera liquirizia, la spezia è il chiodo di garofano. Classico sottofondo di fiori freschi e rossi. Bouquet alla fine complesso, molto definito sui varietali ma non dimentichiamo che è un 2015, che non vede legno ed artifizi magici. Solo malolattica svolta in acciaio. In bocca è secco, caldo e morbido, fresco, voluminosamente tannico e abbastanza sapido. Equilibrio leggermente spostato sulle durezze: la grande tannicità, preludio di lunga vita è ben armonizzata dalla morbidezza dei polialcoli (la malolattica ha fatto il suo lavoro). Nel complesso, considerata la tipologia l'equilibrio gustativo è raggiunto, così come intensità e persistenza ci sono (con leggera prevalenza della prima rispetto alla seconda). Di qualità fine e stato evolutivo "pronto" o "il giorno dopo la maturità" a seconda dei gusti.

86/100    

Uno direbbe: "vabbò, è nu montepulcian", in effetti si. E' un montepulciano, fatto bene, facile facile: tutto acciaio e con quella rotondità data dallo svolgimento di malolattica che non guasta. L'intensità olfattiva e l'equilibrio gustativo sono tra le sue migliori risorse e degustato "a secco" fa la sua figura. Ma io, teneri virgulti, non l'ho degustato a secco! Me lo sono ciucciato ( e l'ho fatto per voi ) con le suddette salsicce, costatine di maiale e fattina di pancetta rigorosamente home made. E là non ci son santi: la succulenza del grassetto di maiale si sposa perfettamente con quel tannino robusto e ben presente. Il sorso, dopo il morso, lascia il palato pulito e ben irrorato: i 14 % alc. sono necessari come il pane per riequilibrare l'untuosità della carne; così i polialcoli lavorano ai fianchi la sapidità della costatina. Ed ecco che significa l'abbinamento perfetto: tutte le caratteristiche dell'uno e dell'altro esaltate e reciprocamente contemperate per raggiungere l'unico scopo dell'universale godimento della gola. Finirò nel girone dei golosi, già lo so.

I miei detrattori (ne ho diversi di detrattori, ma ne ho diversi anche de trattori stateve accorti!), pare già di sentirli, potrebbero dire: "tutte se chiacchiere per abbinare un montepulciano alla carne arrosto?". Ma miei cari, quella è la morte sua: l'abbinamento di scuola, l'uomo vitruviano. Però io sono esploratore e poi avevo spalato neve tutta la mattina, e per premio l'animale mitologico metà mamma - metà cuoca mi aveva preparato pure una torta di mele. Così l'ultimo bicchiere del Tartaglia me lo sono fatto con la fetta di torta: questa è una torta che quando viene bene rimane un po' umida, la dolcezza del frutto che ne copre la superficie è corroborata per l'occasione dalla presenza di uvetta. Per queste  caratteristiche, ben si presta secondo me ad accompagnare un vino secco e maschio come questo.  Abbinamento bestiale col montepulciano, ma provateci!, non ci stava niente male.. Tecnicamente vedetevela voi a farci la scheda abbinamento sopra, io me la vado a finire.

Aloha!     

lunedì 2 gennaio 2017

Vespe ghiottone


di Raffaella De Laurentiis

 

Raffaella De Laurentiis è Sommelier e Degustatrice Ufficale AIS, inoltre è componente del panel della guida Vitae per l'Abruzzo, naso notevole, carattere fumantino: meglio non averla come concorrente in un concorso enologico. E' esperta conoscitrice di vino e non solo, con leggerissime predilezioni per: De André (Fabrizio e anche Cristiano), i gatti (!), il Sagrantino di Montefalco ed i passiti. E' la prima collaboratrice di questo blog e la ringrazio per il contributo e gli ottimi spunti. 

Buona lettura! (GDM)










“…Si dice questo vino Pasquale, perché si fa se non verso Pasqua d’agnello,
serbandosi fino allora l’uva appiccata all’aria…Vinsanto si fa pure
in Verona ed in Brescia: ma il Vicentino non cede né all’uno né all’altro”.
Aureliano Acanti.



Come già specificato dal mio collega nella presentazione, ho una particolare predilezione per i vini dolci, quindi… potevo trascorrere le feste senza assaggiare qualcosa di delizioso? No! Qualcuno che conosce bene i miei gusti mi ha regalato una bottiglia di Torcolato, un vino che ha molto da raccontare. Partiamo col dire che la regione di appartenenza è il Veneto, in particolare la provincia di Vicenza e che rientra nella Doc Breganze.

Il vitigno dal quale si ottiene questo vino da dessert è la Vespaiola, il cui nome sembra derivi dal fatto che quest’uva particolarmente zuccherina sia molto apprezzata dalle vespe. Il nome Torcolato invece probabilmente deriva dall’antica pratica di appassimento delle uve per cui i grappoli, una volta raccolti, venivano appesi alle travi del soffitto e attorcigliati (in dialetto "torcolati") come delle lunghe trecce con degli spaghi. Alcuni produttori utilizzano ancora questo antico metodo ma oggi, per la maggior parte delle uve poste ad appassire, vengono utilizzate delle cassettine di plastica forate che permettono una migliore circolazione dell’aria. L’appassimento, che dura poco più di tre mesi, porta ad un vino con titolo alcolometrico volumico naturale minimo non inferiore al 14%. La pigiatura avviene entro la fine di febbraio dell’anno successivo a quello della raccolta delle uve. Quello che si ottiene è un vino prezioso, da centellinare, basti pensare che da 100 kg di uva si ottengono circa 25 litri di Torcolato.

FIRMINO MIOTTI "TORCOLATO" 2007
Il mio Torcolato è della storica cantina Firmino Miotti ed è composto per il 90% da vespaiola, 8% tocai e 2% pedevenda ed è del 2007. L’azienda è tra i soci del “ Consorzio tutela vini Doc Breganze” e dell’associazione “ Strada del Torcolato e dei vini di Breganze”, si estende per 5 ettari,  dai quali si producono circa 25000 bottiglie ed è a conduzione familiare. Attualmente è gestita da Firmino Miotti e da sua figlia Franca, i quali operano nel rispetto della tradizione continuando a coltivare, tra gli altri, anche vitigni autoctoni come il groppello, il gruaja, il pedevenda  e la marzemina bianca, anche detta sciampagna o sampagna perché dà vita ad un vino frizzante dal profumo intenso.

Ma ora tralasciamo i tecnicismi, abbandoniamoci ai sensi e lasciamoci guidare per le vie della perdizione. Il colpo d’occhio è pienamente soddisfacente: si rimane affascinati da un caldo color ambra con riflessi dorati. Nel bicchiere gira pesantemente e sfiora il viscoso. Al naso è travolgente e avvolgente, profumo intenso, complesso, di fichi secchi (decotto di fichi secchi), uvetta, mela cotta, sentori di caramello che ricordano la frutta caramellata, un po’ di mandorla amara, vaniglia, miele, frutta candita e un po’ di zafferano. Dolce al punto giusto, mai stucchevole perché dotato di una bella freschezza e sapidità che lo rendono gradevolissimo e vivo. Un vino accogliente, che scalda il cuore e i sensi, anche perché il suo colore ricorda la luce calda del fuoco di un camino che illumina una stanza buia. Si presta sia ad essere sorseggiato da solo e sia in abbinamento. A me è piaciuto con il panettone e con i classici calcionetti di ceci abruzzesi, ma può anche accompagnare formaggi erborinati e stagionati.
Punteggio: 88.
Se questa delizia ha stimolato le vostre papille gustative vi consiglio di visitare il sito www.stradadeltorcolato.it.