di Raffaella De Laurentiis
Raffaella De Laurentiis è Sommelier e Degustatrice Ufficale AIS, inoltre è componente del panel della guida Vitae per l'Abruzzo,
naso notevole, carattere fumantino: meglio non averla come concorrente
in un concorso enologico. E' esperta conoscitrice di vino e non solo,
con leggerissime predilezioni per: De André
(Fabrizio e anche Cristiano), i gatti (!), il Sagrantino di Montefalco
ed i passiti. E' la prima collaboratrice di questo blog e la ringrazio
per il contributo e gli ottimi spunti.
Buona lettura! (GDM)
Si
dice che ognuno abbia una strada da seguire, che sia quella tracciata dalle
orme dei padri o una nuova che
costruiamo metro dopo metro con le nostre forze. Nella storia che sto per
raccontare le due strade si intrecciano, perché
lungo il cammino le orme dei figli si sovrappongono con quelle genitrici e dall’incontro e
dall’impegno comune nasce una nuova realtà, basata sull’apporto fondamentale di
chi è nato prima e mette a disposizione tutto il suo sapere e chi è arrivato
qualche anno dopo e crea un presente più al passo coi tempi.
Ma
c’è anche un’altra strada da considerare in questo caso, ed è quella che ci ha portato fino all’Azienda Terenzi, in
località La Forma nel comune di Serrone (Frosinone), Ciociaria settentrionale. Serrone è uno dei comuni che compongono la Strada del
vino Cesanese insieme ad Acuto, Affile, Anagni, Paliano e Piglio, oltre a far
parte con gli stessi comuni (ad eccezione di Affile) delle zone nelle quali è
possibile produrre la Docg Cesanese del Piglio.
Al
nostro arrivo veniamo accolti da Giovanni Terenzi, fondatore dell’azienda che
oggi gestisce insieme ai suoi tre figli, uno dei quali, Armando, ci
guiderà letteralmente nel tour alla scoperta non solo della cantina, ma anche
di una parte dei vigneti.
Armando ci fa gentilmente salire sulla sua auto e ci
accompagna verso un vigneto situato nel comune di Piglio. Lungo il tragitto ci
racconta la storia della sua famiglia: il padre e la madre provengono da due
famiglie contadine, così dal loro matrimonio è stato possibile unire i terreni
appartenenti ad ognuno e, intorno alla fine degli anni 50, cominciare ad avviare
l’azienda che attualmente si estende su una superficie di circa 10 ettari.
Negli anni ‘90 subentrano anche il signor Armando e le sue sorelle, una delle
quali, Pina, abbiamo avuto il piacere di conoscere, scoprendo che anche lei è
un sommelier e che oltre ad organizzare degustazioni in azienda si occupa anche
dell’ufficio. Chiacchierando chiacchierando arriviamo a destinazione e davanti
a noi si apre un piccolo angolo di paradiso.
All’ingresso c’è una bellissima
quercia secolare e un piccolo rudere ristrutturato affiancato da uno spazio
coperto da una tettoia dove si possono svolgere degustazioni all’aperto. Il
vigneto appare curatissimo, la tecnica di impianto è il cordone speronato, le
foglie sono di un verde vivissimo e tra di esse si cominciano a vedere già i
primi grappoletti di Cesanese di Affile dai quali si otterrà il Cesanese del
Piglio, DOCG nata nel 2008. Per fortuna la gelata del mese di aprile qui non ha
fatto danni! La terra non viene smossa completamente ma a filari alterni e
questo permette non solo di stressare meno
il terreno ma anche di lavorare in vigna quando ha piovuto perché non si corre
il rischio di impelagarsi nel fango. Rischio comunque molto basso perché il
terreno essendo di medio impasto e calcareo è praticamente impermeabile. Per i trattamenti, non
vengono usati fitofarmaci e infatti l’azienda ha iniziato la conversione in
biologico. La superficie del vigneto è divisa in tre parti: dalle due parti
superiori si ottengono i vini Colle Forma e Vajoscuro, dalla terza parte (che è
quella più bassa e più umida per la presenza di un fiumiciattolo) si ottiene
invece la versione base del Cesanese del Piglio. In una piccola parte del
terreno si trova invece un appezzamento di sangiovese grosso dal quale si
producono circa 1000/1200 bottiglie l’anno.
Riprendiamo
la macchina e torniamo in cantina, dove visitiamo l'impianto di
vinificazione e il primo vigneto impiantato nel 1962, proprio a ridosso del corpo aziendale. Dopo di che ci spostiamo nella bottaia dove,
appoggiato sulle botti, si trova un pannello sul quale è scritta una frase che
racchiude tutta la filosofia dell’azienda e che dice “ lasciamo che la terra
lavori per noi ”. Questa frase comprende tutto ciò che abbiamo potuto
constatare con i nostri occhi, a partire dal lavoro fatto in vigna che non
stressa terreno e piante, ma che cerca di amalgamarsi con ciò che la natura
dona. Per arrivare alla testardaggine del signor Giovanni, che ha iniziato a
reimpiantare il Cesanese di Affile, il vitigno tradizionale, per difendere il suo territorio di appartenenza, dimostrando che
spesso non bisogna andare chissà dove a cercare il vitigno giusto
perché lo si può trovare proprio lì dove si è cresciuti. Bisogna solo avere il
coraggio di riprendere la strada che qualcuno aveva iniziato a tracciare.
Dalla
bottaia saliamo nella sala degustazione elegante, che attraverso grandi pareti di vetro realizza una continuità dentro/fuori tra il bicchiere e lo storico vigneto di famiglia. Armando, oltre ad
intrattenerci in una piacevolissima conversazione, a cui poi si aggiungerà
anche il signor Giovanni, ci fa assaggiare anche alcuni dei suoi gioielli:
Zerli 2015, Passerina del
frusinate IGT:
100% Passerina, prima annata di produzione;
inusuale, con affinamento in legno che amplifica il bouquet e dona rotondità al sorso. In ottimo equilibrio tra morbidezza e freschezza. Vengono
usati lieviti autoctoni selezionati proprio per la passerina. Giallo
paglierino, profumi delicati e gradevoli, una bella nota agrumata, e poi sentore di mandorla amara
tipico del vitigno, sapido, fresco, con un bel corpo, equilibrato. Meritevole di un approfondimento a parte.
Velobra 2014, Cesanese del Piglio DOCG:
90% Cesanese di Affile e 10% Sangiovese Grosso; frutto del più antico vitigno dell'azienda (1962). Si esprime con caratteri di franchezza e tipicità. Esclusivo affinamento in acciaio per 12 mesi e poi in bottiglia 4 mesi. Rosso rubino intenso con riflessi violacei sull'unghia. Naso intenso con bouquet definito su note fruttate di prugna e fiori rossi. Un ricordo di radice di liquirizia sul finale. Tannino moderato, seppure presente, ancora di buona freschezza e sapidità. Corpo ampio per sostenere l'abbinamento con secondi di carne rossa. Abbastanza persistente.
Colle Forma 2013 Cesanese del
Piglio superiore DOCG:
Cesanese di Affile in purezza, prodotto nella seconda parte
del vigneto che abbiamo visitato (quella centrale), affinamento in botte grande per 24 mesi e
in bottiglia per circa 12 mesi. Appare rosso rubino di bella luminosità, con bouquet olfattivo ampio ed articolato: la nota fruttata si alterna con un vegetale appassito, le spezie piccanti sono presenti e ben amalgamate. Corpo e alcol si fanno sentire e danno nobiltà anche alla buona massa tannica. Equilibrato, fine e di buona lunghezza.
Vajoscuro 2013 Cesanese del Piglio
superiore riserva DOCG:
100% Cesanese di Affile, prodotto nella parte superiore del
vigneto che abbiamo visitato (destinata alla più elevata qualità), svolge il suo affinamento in tonneau di rovere per 12 mesi e
in bottiglia per 24 mesi. E' la riserva dell'azienda e così si presenta già nel bicchiere: austero all'aspetto con il suo rubino impenetrabile alla luce, l'unghia violacea è ormai sparita ma non ancora appare l'aranciato: nel pieno della sua maturità mostra di poter resistere ancora a lungo nel tempo. Alcoli e polialcoli sono importanti e roteando il bicchiere confermano l'importanza ed il corpo del nettare. Il bouquet è ampio e segnato in positivo dall'affinamento: fiori di violetta, more molto mature, note speziate suadenti. In bocca è pienamente caldo, secco e morbido. Abbastanza fresco, tannico e sapido con un equilibrio giocato sulla rotondità eppure sull'importanza del corpo. Persistente dopo averlo sorseggiato, lascia la bocca asciutta e pulita. Molto piacevole.
Nelle diverse declinazioni di questo Cesanese, si
possono rintracciare dei tratti comuni che riguardano per
esempio il colore (rosso rubino vivo, un po’ più impenetrabile nel caso del
Vajoscuro), il profumo intenso, la presenza all’olfatto di frutta rossa matura
(amarena e frutti rossi soprattutto) e sentori floreali (violetta e rosa rossa) e un po’ più
di speziatura nel Vajoscuro. Una nota alcolica ben marcata che fa percepire il
calore in gola per un bel po’ dopo la deglutizione (non sono vini leggeri), una
bella acidità (testimoniata anche dal
colore vivo). Sono vini di corpo nei
quali il tannino pur presente non è mai invadente e questo, per quanto riguarda
il Colle Forma e il Vajoscuro, è testimoniato dal fatto che svolgono la
fermentazione malolattica. Per quanto riguarda gli abbinamenti ci si può
indirizzare verso cibi consistenti, come i formaggi stagionati, piatti a base
di carne rossa, arrosti, pasta al ragù, selvaggina.
Magari
qualcuno si starà chiedendo il motivo del titolo di questa recensione…beh è
semplice! Mens sana perché per noi, abituati ormai ad un mondo che va sempre
più veloce e che spesso ci impedisce di fermarci a riflettere: il signor
Giovanni con tutta la sua famiglia rappresenta un’isola felice in cui i valori
sono ancora quelli autentici, quelli che insegnano a restare piuttosto che a
partire, a lottare per qualcosa in cui si crede, a non vergognarsi delle
proprie origini ma anzi a farne tesoro, a credere nella famiglia, a trovare la
forza ogni giorno “fino a quando ce la faccio” (come dice il signor Giovanni)
di lavorare la terra considerandola come un bambino che ha continuamente
bisogno dell’attenzione di una madre per crescere bene. Ditemi voi se questi
non sono segni di una mente sana!
E
poi la verità del vino, perché nel vino della famiglia Terenzi si riscontra la
stessa autenticità delle persone che lo producono e anche perché il Cesanese di
Affile è un vitigno genuino, se vogliamo anche un po’ rozzo, nel senso che non
ha l’eleganza di un pinot o di un syrah del Rodano settentrionale,
ma è espressione di un territorio autentico, incontaminato che riesce comunque
a dare dei bei risultati.
Alla
fine di questo viaggio non mi resta che ringraziare la famiglia Terenzi per
averci accolto, per averci fatto sentire a casa e per averci ricordato che la
fatica e la costanza pagano sempre.
Raffaella De Laurentiis è Sommelier e Degustatrice Ufficale AIS, inoltre è componente del panel della guida Vitae per l'Abruzzo,
naso notevole, carattere fumantino: meglio non averla come concorrente
in un concorso enologico. E' esperta conoscitrice di vino e non solo,
con leggerissime predilezioni per: De André
(Fabrizio e anche Cristiano), i gatti (!), il Sagrantino di Montefalco
ed i passiti. E' la prima collaboratrice di questo blog e la ringrazio
per il contributo e gli ottimi spunti.
Buona lettura! (GDM)
Si
dice che ognuno abbia una strada da seguire, che sia quella tracciata dalle
orme dei padri o una nuova che
costruiamo metro dopo metro con le nostre forze. Nella storia che sto per
raccontare le due strade si intrecciano, perché
lungo il cammino le orme dei figli si sovrappongono con quelle genitrici e dall’incontro e
dall’impegno comune nasce una nuova realtà, basata sull’apporto fondamentale di
chi è nato prima e mette a disposizione tutto il suo sapere e chi è arrivato
qualche anno dopo e crea un presente più al passo coi tempi.
Ma
c’è anche un’altra strada da considerare in questo caso, ed è quella che ci ha portato fino all’Azienda Terenzi, in
località La Forma nel comune di Serrone (Frosinone), Ciociaria settentrionale. Serrone è uno dei comuni che compongono la Strada del
vino Cesanese insieme ad Acuto, Affile, Anagni, Paliano e Piglio, oltre a far
parte con gli stessi comuni (ad eccezione di Affile) delle zone nelle quali è
possibile produrre la Docg Cesanese del Piglio.
Al
nostro arrivo veniamo accolti da Giovanni Terenzi, fondatore dell’azienda che
oggi gestisce insieme ai suoi tre figli, uno dei quali, Armando, ci
guiderà letteralmente nel tour alla scoperta non solo della cantina, ma anche
di una parte dei vigneti.
All’ingresso c’è una bellissima
quercia secolare e un piccolo rudere ristrutturato affiancato da uno spazio
coperto da una tettoia dove si possono svolgere degustazioni all’aperto. Il
vigneto appare curatissimo, la tecnica di impianto è il cordone speronato, le
foglie sono di un verde vivissimo e tra di esse si cominciano a vedere già i
primi grappoletti di Cesanese di Affile dai quali si otterrà il Cesanese del
Piglio, DOCG nata nel 2008. Per fortuna la gelata del mese di aprile qui non ha
fatto danni! La terra non viene smossa completamente ma a filari alterni e
questo permette non solo di stressare meno
il terreno ma anche di lavorare in vigna quando ha piovuto perché non si corre
il rischio di impelagarsi nel fango. Rischio comunque molto basso perché il
terreno essendo di medio impasto e calcareo è praticamente impermeabile. Per i trattamenti, non
vengono usati fitofarmaci e infatti l’azienda ha iniziato la conversione in
biologico. La superficie del vigneto è divisa in tre parti: dalle due parti
superiori si ottengono i vini Colle Forma e Vajoscuro, dalla terza parte (che è
quella più bassa e più umida per la presenza di un fiumiciattolo) si ottiene
invece la versione base del Cesanese del Piglio. In una piccola parte del
terreno si trova invece un appezzamento di sangiovese grosso dal quale si
producono circa 1000/1200 bottiglie l’anno.
Riprendiamo
la macchina e torniamo in cantina, dove visitiamo l'impianto di
vinificazione e il primo vigneto impiantato nel 1962, proprio a ridosso del corpo aziendale. Dopo di che ci spostiamo nella bottaia dove,
appoggiato sulle botti, si trova un pannello sul quale è scritta una frase che
racchiude tutta la filosofia dell’azienda e che dice “ lasciamo che la terra
lavori per noi ”. Questa frase comprende tutto ciò che abbiamo potuto
constatare con i nostri occhi, a partire dal lavoro fatto in vigna che non
stressa terreno e piante, ma che cerca di amalgamarsi con ciò che la natura
dona. Per arrivare alla testardaggine del signor Giovanni, che ha iniziato a
reimpiantare il Cesanese di Affile, il vitigno tradizionale, per difendere il suo territorio di appartenenza, dimostrando che
spesso non bisogna andare chissà dove a cercare il vitigno giusto
perché lo si può trovare proprio lì dove si è cresciuti. Bisogna solo avere il
coraggio di riprendere la strada che qualcuno aveva iniziato a tracciare.
Dalla
bottaia saliamo nella sala degustazione elegante, che attraverso grandi pareti di vetro realizza una continuità dentro/fuori tra il bicchiere e lo storico vigneto di famiglia. Armando, oltre ad
intrattenerci in una piacevolissima conversazione, a cui poi si aggiungerà
anche il signor Giovanni, ci fa assaggiare anche alcuni dei suoi gioielli:
Zerli 2015, Passerina del
frusinate IGT:
100% Passerina, prima annata di produzione;
inusuale, con affinamento in legno che amplifica il bouquet e dona rotondità al sorso. In ottimo equilibrio tra morbidezza e freschezza. Vengono usati lieviti autoctoni selezionati proprio per la passerina. Giallo paglierino, profumi delicati e gradevoli, una bella nota agrumata, e poi sentore di mandorla amara tipico del vitigno, sapido, fresco, con un bel corpo, equilibrato. Meritevole di un approfondimento a parte.
100% Passerina, prima annata di produzione;
inusuale, con affinamento in legno che amplifica il bouquet e dona rotondità al sorso. In ottimo equilibrio tra morbidezza e freschezza. Vengono usati lieviti autoctoni selezionati proprio per la passerina. Giallo paglierino, profumi delicati e gradevoli, una bella nota agrumata, e poi sentore di mandorla amara tipico del vitigno, sapido, fresco, con un bel corpo, equilibrato. Meritevole di un approfondimento a parte.
Velobra 2014, Cesanese del Piglio DOCG:
90% Cesanese di Affile e 10% Sangiovese Grosso; frutto del più antico vitigno dell'azienda (1962). Si esprime con caratteri di franchezza e tipicità. Esclusivo affinamento in acciaio per 12 mesi e poi in bottiglia 4 mesi. Rosso rubino intenso con riflessi violacei sull'unghia. Naso intenso con bouquet definito su note fruttate di prugna e fiori rossi. Un ricordo di radice di liquirizia sul finale. Tannino moderato, seppure presente, ancora di buona freschezza e sapidità. Corpo ampio per sostenere l'abbinamento con secondi di carne rossa. Abbastanza persistente.
Colle Forma 2013 Cesanese del
Piglio superiore DOCG:
Cesanese di Affile in purezza, prodotto nella seconda parte del vigneto che abbiamo visitato (quella centrale), affinamento in botte grande per 24 mesi e in bottiglia per circa 12 mesi. Appare rosso rubino di bella luminosità, con bouquet olfattivo ampio ed articolato: la nota fruttata si alterna con un vegetale appassito, le spezie piccanti sono presenti e ben amalgamate. Corpo e alcol si fanno sentire e danno nobiltà anche alla buona massa tannica. Equilibrato, fine e di buona lunghezza.
Cesanese di Affile in purezza, prodotto nella seconda parte del vigneto che abbiamo visitato (quella centrale), affinamento in botte grande per 24 mesi e in bottiglia per circa 12 mesi. Appare rosso rubino di bella luminosità, con bouquet olfattivo ampio ed articolato: la nota fruttata si alterna con un vegetale appassito, le spezie piccanti sono presenti e ben amalgamate. Corpo e alcol si fanno sentire e danno nobiltà anche alla buona massa tannica. Equilibrato, fine e di buona lunghezza.
Vajoscuro 2013 Cesanese del Piglio
superiore riserva DOCG:
100% Cesanese di Affile, prodotto nella parte superiore del vigneto che abbiamo visitato (destinata alla più elevata qualità), svolge il suo affinamento in tonneau di rovere per 12 mesi e in bottiglia per 24 mesi. E' la riserva dell'azienda e così si presenta già nel bicchiere: austero all'aspetto con il suo rubino impenetrabile alla luce, l'unghia violacea è ormai sparita ma non ancora appare l'aranciato: nel pieno della sua maturità mostra di poter resistere ancora a lungo nel tempo. Alcoli e polialcoli sono importanti e roteando il bicchiere confermano l'importanza ed il corpo del nettare. Il bouquet è ampio e segnato in positivo dall'affinamento: fiori di violetta, more molto mature, note speziate suadenti. In bocca è pienamente caldo, secco e morbido. Abbastanza fresco, tannico e sapido con un equilibrio giocato sulla rotondità eppure sull'importanza del corpo. Persistente dopo averlo sorseggiato, lascia la bocca asciutta e pulita. Molto piacevole.
100% Cesanese di Affile, prodotto nella parte superiore del vigneto che abbiamo visitato (destinata alla più elevata qualità), svolge il suo affinamento in tonneau di rovere per 12 mesi e in bottiglia per 24 mesi. E' la riserva dell'azienda e così si presenta già nel bicchiere: austero all'aspetto con il suo rubino impenetrabile alla luce, l'unghia violacea è ormai sparita ma non ancora appare l'aranciato: nel pieno della sua maturità mostra di poter resistere ancora a lungo nel tempo. Alcoli e polialcoli sono importanti e roteando il bicchiere confermano l'importanza ed il corpo del nettare. Il bouquet è ampio e segnato in positivo dall'affinamento: fiori di violetta, more molto mature, note speziate suadenti. In bocca è pienamente caldo, secco e morbido. Abbastanza fresco, tannico e sapido con un equilibrio giocato sulla rotondità eppure sull'importanza del corpo. Persistente dopo averlo sorseggiato, lascia la bocca asciutta e pulita. Molto piacevole.
Nelle diverse declinazioni di questo Cesanese, si
possono rintracciare dei tratti comuni che riguardano per
esempio il colore (rosso rubino vivo, un po’ più impenetrabile nel caso del
Vajoscuro), il profumo intenso, la presenza all’olfatto di frutta rossa matura
(amarena e frutti rossi soprattutto) e sentori floreali (violetta e rosa rossa) e un po’ più
di speziatura nel Vajoscuro. Una nota alcolica ben marcata che fa percepire il
calore in gola per un bel po’ dopo la deglutizione (non sono vini leggeri), una
bella acidità (testimoniata anche dal
colore vivo). Sono vini di corpo nei
quali il tannino pur presente non è mai invadente e questo, per quanto riguarda
il Colle Forma e il Vajoscuro, è testimoniato dal fatto che svolgono la
fermentazione malolattica. Per quanto riguarda gli abbinamenti ci si può
indirizzare verso cibi consistenti, come i formaggi stagionati, piatti a base
di carne rossa, arrosti, pasta al ragù, selvaggina.
Magari
qualcuno si starà chiedendo il motivo del titolo di questa recensione…beh è
semplice! Mens sana perché per noi, abituati ormai ad un mondo che va sempre
più veloce e che spesso ci impedisce di fermarci a riflettere: il signor
Giovanni con tutta la sua famiglia rappresenta un’isola felice in cui i valori
sono ancora quelli autentici, quelli che insegnano a restare piuttosto che a
partire, a lottare per qualcosa in cui si crede, a non vergognarsi delle
proprie origini ma anzi a farne tesoro, a credere nella famiglia, a trovare la
forza ogni giorno “fino a quando ce la faccio” (come dice il signor Giovanni)
di lavorare la terra considerandola come un bambino che ha continuamente
bisogno dell’attenzione di una madre per crescere bene. Ditemi voi se questi
non sono segni di una mente sana!
E
poi la verità del vino, perché nel vino della famiglia Terenzi si riscontra la
stessa autenticità delle persone che lo producono e anche perché il Cesanese di
Affile è un vitigno genuino, se vogliamo anche un po’ rozzo, nel senso che non
ha l’eleganza di un pinot o di un syrah del Rodano settentrionale,
ma è espressione di un territorio autentico, incontaminato che riesce comunque
a dare dei bei risultati.
Alla
fine di questo viaggio non mi resta che ringraziare la famiglia Terenzi per
averci accolto, per averci fatto sentire a casa e per averci ricordato che la
fatica e la costanza pagano sempre.