lunedì 12 giugno 2017

Mens sana in vino vero

di Raffaella De Laurentiis

 

Raffaella De Laurentiis è Sommelier e Degustatrice Ufficale AIS, inoltre è componente del panel della guida Vitae per l'Abruzzo, naso notevole, carattere fumantino: meglio non averla come concorrente in un concorso enologico. E' esperta conoscitrice di vino e non solo, con leggerissime predilezioni per: De André (Fabrizio e anche Cristiano), i gatti (!), il Sagrantino di Montefalco ed i passiti. E' la prima collaboratrice di questo blog e la ringrazio per il contributo e gli ottimi spunti. 

Buona lettura! (GDM)










Si dice che ognuno abbia una strada da seguire, che sia quella tracciata dalle orme dei  padri o una nuova che costruiamo metro dopo metro con le nostre forze. Nella storia che sto per raccontare le due strade si intrecciano, perché  lungo il cammino le orme dei figli si sovrappongono  con quelle genitrici e dall’incontro e dall’impegno comune nasce una nuova realtà, basata sull’apporto fondamentale di chi è nato prima e mette a disposizione tutto il suo sapere e chi è arrivato qualche anno dopo e crea un presente più al passo coi tempi.

Ma c’è anche un’altra strada da considerare in questo caso, ed è quella che ci ha portato fino all’Azienda Terenzi, in località La Forma nel comune di Serrone (Frosinone), Ciociaria settentrionale. Serrone è uno dei comuni che compongono la Strada del vino Cesanese insieme ad Acuto, Affile, Anagni, Paliano e Piglio, oltre a far parte con gli stessi comuni (ad eccezione di Affile) delle zone nelle quali è possibile produrre la Docg Cesanese del Piglio.

Al nostro arrivo veniamo accolti da Giovanni Terenzi, fondatore dell’azienda che oggi gestisce insieme ai suoi tre figli, uno dei quali, Armando, ci guiderà letteralmente nel tour alla scoperta non solo della cantina, ma anche di una parte dei vigneti. 
Armando ci fa gentilmente salire sulla sua auto e ci accompagna verso un vigneto situato nel comune di Piglio. Lungo il tragitto ci racconta la storia della sua famiglia: il padre e la madre provengono da due famiglie contadine, così dal loro matrimonio è stato possibile unire i terreni appartenenti ad ognuno e, intorno alla fine degli anni 50, cominciare ad avviare l’azienda che attualmente si estende su una superficie di circa 10 ettari. Negli anni ‘90 subentrano anche il signor Armando e le sue sorelle, una delle quali, Pina, abbiamo avuto il piacere di conoscere, scoprendo che anche lei è un sommelier e che oltre ad organizzare degustazioni in azienda si occupa anche dell’ufficio. Chiacchierando chiacchierando arriviamo a destinazione e davanti a noi si apre un piccolo angolo di paradiso.
All’ingresso c’è una bellissima quercia secolare e un piccolo rudere ristrutturato affiancato da uno spazio coperto da una tettoia dove si possono svolgere degustazioni all’aperto. Il vigneto appare curatissimo, la tecnica di impianto è il cordone speronato, le foglie sono di un verde vivissimo e tra di esse si cominciano a vedere già i primi grappoletti di Cesanese di Affile dai quali si otterrà il Cesanese del Piglio, DOCG nata nel 2008. Per fortuna la gelata del mese di aprile qui non ha fatto danni! La terra non viene smossa completamente ma a filari alterni e questo permette non solo di stressare meno il terreno ma anche di lavorare in vigna quando ha piovuto perché non si corre il rischio di impelagarsi nel fango. Rischio comunque molto basso perché il terreno essendo di medio impasto e calcareo è praticamente impermeabile. Per i trattamenti, non vengono usati fitofarmaci e infatti l’azienda ha iniziato la conversione in biologico. La superficie del vigneto è divisa in tre parti: dalle due parti superiori si ottengono i vini Colle Forma e Vajoscuro, dalla terza parte (che è quella più bassa e più umida per la presenza di un fiumiciattolo) si ottiene invece la versione base del Cesanese del Piglio. In una piccola parte del terreno si trova invece un appezzamento di sangiovese grosso dal quale si producono circa 1000/1200 bottiglie l’anno.

Riprendiamo la macchina e torniamo in cantina, dove visitiamo l'impianto di vinificazione e il primo vigneto impiantato nel 1962, proprio a ridosso del corpo aziendale. Dopo di che ci spostiamo nella bottaia dove, appoggiato sulle botti, si trova un pannello sul quale è scritta una frase che racchiude tutta la filosofia dell’azienda e che dice “ lasciamo che la terra lavori per noi ”. Questa frase comprende tutto ciò che abbiamo potuto constatare con i nostri occhi, a partire dal lavoro fatto in vigna che non stressa terreno e piante, ma che cerca di amalgamarsi con ciò che la natura dona. Per arrivare alla testardaggine del signor Giovanni, che ha iniziato a reimpiantare il Cesanese di Affile, il vitigno tradizionale, per difendere il suo territorio di appartenenza, dimostrando che spesso non bisogna andare chissà dove a cercare il vitigno giusto perché lo si può trovare proprio lì dove si è cresciuti. Bisogna solo avere il coraggio di riprendere la strada che qualcuno aveva iniziato a tracciare.

Dalla bottaia saliamo nella sala degustazione elegante, che attraverso grandi pareti di vetro realizza una continuità dentro/fuori tra il bicchiere e lo storico vigneto di famiglia. Armando, oltre ad intrattenerci in una piacevolissima conversazione, a cui poi si aggiungerà anche il signor Giovanni, ci fa assaggiare anche alcuni dei suoi gioielli:

Zerli 2015, Passerina del frusinate IGT:
100% Passerina, prima annata di produzione; 
inusuale, con affinamento in legno che amplifica il bouquet e dona rotondità al sorso. In ottimo equilibrio tra morbidezza e freschezza. Vengono usati lieviti autoctoni selezionati proprio per la passerina. Giallo paglierino, profumi delicati e gradevoli, una bella nota agrumata, e poi sentore di mandorla amara tipico del vitigno, sapido, fresco, con un bel corpo, equilibrato. Meritevole di un approfondimento a parte.


Velobra 2014, Cesanese del Piglio DOCG: 
90% Cesanese di Affile e 10% Sangiovese Grosso; frutto del più antico vitigno dell'azienda (1962). Si esprime con caratteri di franchezza e tipicità. Esclusivo affinamento in acciaio per 12 mesi e poi in bottiglia 4 mesi. Rosso rubino intenso con riflessi violacei sull'unghia. Naso intenso con bouquet definito su note fruttate di prugna e fiori rossi. Un ricordo di radice di liquirizia sul finale. Tannino moderato, seppure presente, ancora di buona freschezza e sapidità. Corpo ampio per sostenere l'abbinamento con secondi di carne rossa. Abbastanza persistente.


Colle Forma 2013 Cesanese del Piglio superiore DOCG:
Cesanese di Affile in purezza, prodotto nella seconda parte del vigneto che abbiamo visitato (quella centrale), affinamento in botte grande per 24 mesi e in bottiglia per circa 12 mesi. Appare rosso rubino di bella luminosità, con bouquet olfattivo ampio ed articolato: la nota fruttata si alterna con un vegetale appassito, le spezie piccanti sono presenti e ben amalgamate. Corpo e alcol si fanno sentire e danno nobiltà anche alla buona massa tannica. Equilibrato, fine e di buona lunghezza.





Vajoscuro 2013 Cesanese del Piglio superiore riserva DOCG: 

100% Cesanese di Affile, prodotto nella parte superiore del vigneto che abbiamo visitato (destinata alla più elevata qualità), svolge il suo affinamento in tonneau di rovere per 12 mesi e in bottiglia per 24 mesi. E' la riserva dell'azienda e così si presenta già nel bicchiere: austero all'aspetto con il suo rubino impenetrabile alla luce, l'unghia violacea è ormai sparita ma non ancora appare l'aranciato: nel pieno della sua maturità mostra di poter resistere ancora a lungo nel tempo. Alcoli e polialcoli sono importanti e roteando il bicchiere confermano l'importanza ed il corpo del nettare. Il bouquet è ampio e segnato in positivo dall'affinamento: fiori di violetta, more molto mature, note speziate suadenti. In bocca è pienamente caldo, secco e morbido. Abbastanza fresco, tannico e sapido con un equilibrio giocato sulla rotondità eppure sull'importanza del corpo. Persistente dopo averlo sorseggiato, lascia la bocca asciutta e pulita. Molto piacevole.



Nelle diverse declinazioni di questo Cesanese, si possono rintracciare dei tratti comuni che riguardano per esempio il colore (rosso rubino vivo, un po’ più impenetrabile nel caso del Vajoscuro), il profumo intenso, la presenza all’olfatto di frutta rossa matura (amarena e frutti rossi soprattutto) e sentori floreali (violetta e rosa rossa) e un po’ più di speziatura nel Vajoscuro. Una nota alcolica ben marcata che fa percepire il calore in gola per un bel po’ dopo la deglutizione (non sono vini leggeri), una bella acidità (testimoniata  anche dal colore  vivo). Sono vini di corpo nei quali il tannino pur presente non è mai invadente e questo, per quanto riguarda il Colle Forma e il Vajoscuro, è testimoniato dal fatto che svolgono la fermentazione malolattica. Per quanto riguarda gli abbinamenti ci si può indirizzare verso cibi consistenti, come i formaggi stagionati, piatti a base di carne rossa, arrosti, pasta al ragù, selvaggina.

Magari qualcuno si starà chiedendo il motivo del titolo di questa recensione…beh è semplice! Mens sana perché per noi, abituati ormai ad un mondo che va sempre più veloce e che spesso ci impedisce di fermarci a riflettere: il signor Giovanni con tutta la sua famiglia rappresenta un’isola felice in cui i valori sono ancora quelli autentici, quelli che insegnano a restare piuttosto che a partire, a lottare per qualcosa in cui si crede, a non vergognarsi delle proprie origini ma anzi a farne tesoro, a credere nella famiglia, a trovare la forza ogni giorno “fino a quando ce la faccio” (come dice il signor Giovanni) di lavorare la terra considerandola come un bambino che ha continuamente bisogno dell’attenzione di una madre per crescere bene. Ditemi voi se questi non sono segni di una mente sana!

E poi la verità del vino, perché nel vino della famiglia Terenzi si riscontra la stessa autenticità delle persone che lo producono e anche perché il Cesanese di Affile è un vitigno genuino, se vogliamo anche un po’ rozzo, nel senso che non ha l’eleganza di un pinot o di un syrah del Rodano settentrionale, ma è espressione di un territorio autentico, incontaminato che riesce comunque a dare dei bei risultati.

Alla fine di questo viaggio non mi resta che ringraziare la famiglia Terenzi per averci accolto, per averci fatto sentire a casa e per averci ricordato che la fatica e la costanza pagano sempre.